discorsi di odio cyberbullismo

18.06.2023 -  www.biodiritti.org by www.egm.it Tempo di lettura: 3 minuti - link d'invito per leggere in Telegram altri articoli di divulgazione Scientifica di Biodiritti by Egm.it No Profit.

18.06.2023 - GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO I DISCORSI DI ODIO a singoli, gruppi ed etnie vulnerabili. Discriminazioni, emarginazioni e crimini contro donne, rifugiati, migranti e minoranze. I Testimoni di Geova, ne sono vittima in 33 nazioni. Le piattaforme dei social media possono amplificare e diffondere i discorsi di odio alla velocità della luce con il Cyberbullismo 

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 Il cyberbullismo, secondo il Ministero dell'Istruzione e del Merito, "è la manifestazione in Rete di un fenomeno caratterizzato da azioni violente e intimidatorie su una vittima o più vittime". Purtroppo questo fenomeno si è esteso anche a governi totalitari. Le azioni possono essere incitate da discorsi d'odio. Possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni. Oggi la tecnologia consente di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della vita, perseguitando con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate). L'obiettivo è discriminare, perseguitare provocare danni. 
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Agenzia Dire 16.03.2023: “C’è un odio religioso - ha denunciato Raffaella Di Marzio, direttrice del centro studi Lirec e psicologa delle religioni - e i discorsi di odio diventano istigazione all’odio e poi crimini. Vengono preparati nel tempo e in particolare verso questa minoranza – quella dei Testimoni di Geova – sia i media che gli ex membri diffondono molte notizie in gran parte false che istigano nel pubblico odio. Queste cose si devono prevenire con una condanna innanzitutto dei discorsi di odio. Li leggo anche su testate che non sono certo di poca importanza”, ha sottolineato l’esperta. È questo il caso di quanto successo ad Amburgo giovedì 9 marzo 2023, in una sala del Regno, dove i Testimoni di Geova erano riuniti per pregare, e dove sono stati falciati da una raffica di colpi d’arma da fuoco. Hanno perso la vita 8 persone e 8 sono stati i feriti, tra i quali una mamma incinta di 7 mesi che ha perso il suo bambino. Il killer, che si è tolto la vita, è un ex della Congregazione. La Federazione Russa dal 2017 si è unita alle 33 nazioni, tra cui Cina, Corea del Nord, Arabia Saudita, Eritrea, Tagikistan, Turkmenistan, Azerbaijan e Uzbekistan, dove il movimento religioso dei Testimoni di Geova è oggetto, da parte di Autorità, della privazione di libertà religiose e istigazione nel Pubblico del Crimine di Odio.
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Molti giovani, dopo oltre 2 anni di chiusure di Covid19,  hanno perso i freni inibitori. Le manifestazioni ricorrenti sono comportamenti autolesivi, violenza, somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi dell’alimentazione. E soprattutto ritiro sociale. Vogliono sottrarsi al giudizio, sottrarsi alla vita ridotta a gara, sottrarsi alla vita vissuta come guadagno di popolarità, di visibilità.  Dimensione nella quale rientrano potentemente i social, il numero dei follower, la visibilità, l’essere “seguiti”. Evitiamo di alimentare le loro insofferenze e discriminazioni con discorsi di odio in famiglia e nei mezzi d'informazione. Episodi continui di Baby Gang, sfide estreme o folli sui social di YouTuber e TikToker vengono emulati con eccessi, come il recente incidente mortale del 15.06.2023 a Casal Palocco, causato dal gruppo 'TheBorderline (vedi articolo su FanPage). Tre giovani YouTuber e TikToker da 600.000 follower erano impegnati in una challenge, una sfida social, gara di guida ininterrotta di 50 ore. La Lamborghini, presa a noleggio su cui viaggiavano, è stata coinvolta in un incidente che ha provocato la morte di un bimbo di 5 anni e il ferimento in modo grave della sorellina e della mamma. Bisogna avere il coraggio di interrogare i nostri comportamenti in rapporto alle porte chiuse in camera loro dei giovan. Più che forzare la porta dell'isolamento dei giovani nei social, si deve dare tempo al figlio per riaprirla e soprattutto interrogarsi su quale sia la nostra responsabilità come genitori, nei confronti di quella porta chiusa. Cosa farebbero altri giovani privi di freni inibitori e sensi di colpa, se si accanissero in sfide social contro singoli o gruppi vittime di discorsi di odio in famiglia e fomentati e incitati anche dai mass media? Evitiamo in modo assoluto l'incitare e riportare discorsi di odio. 

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