La Commissione europea ha pubblicato due guide sulla gestione del sangue del paziente denominato PBM Patient Blood Management (marzo 2017)
La rivista Transfusion [*] ha pubblicato risultati impressionanti di un programma PBM completato in 5 anni nell'Australia occidentale, il più grande programma al mondo finora su PBM. Comprendeva 605.046 pazienti ricoverati nei quattro maggiori ospedali per adulti dell'Australia Occidentale, con risultati che mostravano una riduzione del 28% della mortalità ospedaliera, una riduzione del 15% della degenza ospedaliera media, una diminuzione del 21% delle infezioni acquisite in ospedale (pazienti trasfusi sono più suscettibili alle infezioni) e una diminuzione del 31% nell'incidenza di infarto o ictus. L'uso di prodotti del sangue è stato ridotto del 41% durante il periodo di studio, raggiungendo non solo questi significativi benefici per l'esito del paziente, ma anche un notevole risparmio sui costi per il servizio sanitario. [*] Leahy, MF, et al., Risultati migliori e costi ridotti associati a un programma di gestione del sangue dei pazienti del sistema sanitario: uno studio osservazionale retrospettivo in quattro importanti ospedali per terziari adulti. Transfusion, 2017, doi: 10.1111 / trf.14006 [ Free full paper ]
Il Centro Nazionale Sangue (CNS) sta promuovendo dal 2012 – in linea con la Risoluzione WHA63.12 del 21/05/2010 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – il Patient Blood Management (PBM), una strategia diretta a predisporre metodi e strumenti innovativi e più efficaci per garantire l’appropriatezza della gestione, organizzativa e clinica, della risorsa sangue". «la trasfusione di sangue più sicura è quella che non viene somministrata» (Save blood, Save Lives - Nature Vol 520 2 April 2015 pp. 24-26).
OMS l'Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2010, e di seguito il Ministero della Salute, raccomandano l'adozione di programmi di Patient Blood Management (PBM),
ovvero protocolli che consentano di ottimizzare la "risorsa" di sangue
del paziente ed evitare, o almeno ridurre, le emotrasfusioni durante gli
interventi chirurgici. Il vantaggio pubblicato in letteratura è quello
di tempi di degenza
postoperatoria più brevi, minore incidenza di infezioni e una ripresa
dall'intervento più rapida. Il risparmio di
risorse economiche può far dimezzare i costi diretti e indiretti del
sangue." Il PBM è nato storicamente per assistere i pazienti Jehovah's
Witness
(JW), in Italia i Testimoni di Geova, ma le conoscenze di medicina
trasfusionale e le tecniche di risparmio del sangue acquisite su questa
popolazione sono oggi a vantaggio dei pazienti di tutto il mondo: il PBM
deve essere lo standard terapeutico per tutti gli ospedali. Non è solo
un' indicazione ministeriale per migliorare i risultati clinici e
ridurre i costi, ma è anche una necessità di sanità pubblica. Con
l'incremento dell'età si riduce la popolazione di donatori e aumentano i
pazienti con maggiori necessità trasfusionali. Già oggi alcune regioni
italiane sono in affano perché il sangue manca in certi periodi
dell'anno.
In Italia contiamo centri trapiantologici e specialistici in bloodless, tra cui Torino, Verona, Padova, Pisa e Taranto. Alcuni sono eccellenze internazionali. Ogni centro che applica il percorso delle linee guida del Ministero della Salute, il PBM Patient Blood Management, dovrebbe specializzarsi in medicina e chirurgia bloodless, cioè senza sangue. Negli Stati Uniti solo ospedali con percorsi dedicati ai pazienti che rifiutano trasfusioni possono ottenere dalla AABB (Associazione Americana Banche del Sangue) la qualifica di eccellenza in PBM (Livello 1). Occuparsi di medicina e chirurgia bloodless è un eccellenza scientifica tanto più con gli eventi catastrofici delle pandemie che purtroppo a quanto si dice continueranno da un virus all'altro. Altro fattore importante è l'indicatore di qualità delle chirurgie, oggi misurabile, molto più efficaci se sono attente e mininvasive e che fanno scarso uso di trasfusioni. Evitando anche i tanti problemi medico legali di cause di danni post trasfusionali. Diversi professionisti italiani fanno inoltre parte delle società scientifiche del settore, tra queste l’europea NATA (Network for Advancement in Transfusion Alternatives) e la statunitense SABM (Society for Advancement in Blood Management)"