INSETTI E CARNE COLTIVATA - CIBO DEL FUTURO?

09.04.2023 - Tempo di lettura: 3 minuti  -  link d'invito per leggere in Telegram altri articoli di divulgazione Scientifica di Biodiritti by Egm.it No Profit.

3.500 anni fa, nella Sacra Bibbia, si cominciò a parlare di insetti come cibo. "Potete mangiare questi: ogni specie di locusta migratoria e di altre locuste commestibili, di grilli e di cavallette". Levitico 11:22 -

Leggi due esperienze di chi ha provato: "Link: Cena a base di insetti: Un’esperienza che non dimenticheremo. jw.org - 06.2012" e anche: "Link: Un pranzetto a base di vermi jw.org 05.2007"
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Farina di grillo, farina Alphitobius diaperinus (larve), farina di Tenebrio molitor (tarme) e farina di Locusta migratoria. L’Unione Europea ha lasciato campo libero alla produzione di alimenti con farine di questo tipo. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare in Italia Francesco Lollobrigida, ha firmato 4 decreti il 23.03.2023, di concerto con i colleghi delle Imprese e della Salute. Link tg.sky24 al decreto governativo per etichette specifiche e scaffali appositi per gli alimenti che contengono farina di insetti. Oltre 2 miliardi di persone nel mondo, secondo la Fao, praticano l'entomofagia, mangiando prevalentemente insetti. Non tutti hanno il coraggio di mangiare dei cracker fatti con la farina di insetto. Ci sono però, in giro per il mondo, già tante aziende che stanno puntando su quello che viene definito dagli esperti “il cibo del futuro”. Come evidenziato da IPIFF, organizzazione no-profit che rappresenta gli interessi del settore dei produttori di insetti, la produzione si basa su qualche migliaio di tonnellate (volumi destinati sia al settore feed che food), mentre gli investimenti hanno già superato quota 1 miliardo di euro e si stima arriveranno ai 3 miliardi nel 2025. Il settore degli insetti raggiungerà entro il 2030 oltre 30 mila impiegati full time. 
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Winston Churchill scrisse nel 1931: "Sfuggiremo all'assurdità di far crescere un pollo intero per mangiare il petto o l'ala, coltivando queste parti separatamente in un mezzo adatto". La coltivazione in vitro è possibile fin dagli anni novanta utilizzando le cellule staminali degli animali. La NASA ha condotto esperimenti fin dal 2001, producendo carne coltivata da cellule di tacchino. Nel 2008 il prezzo per ottenere 250 grammi di prodotto ammontava ad un milione di dollari, nel 2015 era sceso a 250mila dollari mentre oggi, «costa poco più di 10 dollari», come ricordato dal professore di biologia e zoologia Carlo Alberto Redi su True numbers citato da Linkiesta (22.01.2022). La tecnica consiste nel prelevare cellule muscolari e nutrirle con proteine che aiutano la crescita del tessuto. Si è stimato che in condizioni ideali da ogni mucca sarebbe possibile ricavare 175 milioni di hamburger, e con due mesi di produzione di carne in vitro si potrebbero generare 50.000 tonnellate di carne da dieci cellule muscolari di maiale. È possibile utilizzare stampanti 3d per carne vegetale, da cellule staminali o entrambe assieme. 
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L’unica cosa di cui possiamo essere sicuri oggi è che la carne coltivata in laboratorio sta arrivando e cambierà il nostro modo di pensare al cibo. Le cellule utilizzate per avviare il processo sono ottenute da banche di cellule o estratte indolore attraverso biopsie direttamente dagli animali vivi. Molte delle aziende che sviluppano carni coltivate in laboratorio stanno cercando di abbandonare il siero fetale bovino ottenuto dal sangue di feti estratti da mucche gravide che costava dai 350 agli 800 euro al litro, (Wired 2018), a favore di nutrienti sintetici o a base vegetale. L’olandese Meatable ha già eliminato il siero bovino dal suo processo di produzione nel 2018, grazie a una tecnologia sviluppata all’Università di Cambridge. Memphis Meat, Mosa Meat e Finless Foods (specializzata in pesce) hanno tutte dichiarato di aver sviluppato alternative ai nutrienti di origine animale, mentre Eat Just (Riferisce The Guardian) promette di utilizzare siero vegetale per la prossima linea di prodotti. 

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