Il Rumore più Assordante è il Silenzio di chi vorresti sentire

I Proverbi di Salomone: Gesù, Mandela e Martin Luther King cosa insegnano sui nostri amici oppressi? Mai rimanere infastiditi. Agiamo, parliamo, confortiamo per vincere l'assordante e silenzioso muro dell'omertà in cui sono confinati gli oppressi

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“HO UN SOGNO”: Il 28 agosto 1963, Martin Luther King, leader americano del movimento per i diritti civili, pronunciò queste parole nel suo discorso più famoso. Con quella frase espresse il suo sogno, la speranza che un giorno la gente potesse vivere in una società libera dal pregiudizio razziale. Il 20 novembre 1963, tre mesi dopo il discorso di King, più di 100 nazioni adottarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Martin Luther King osservò: “La nostra capacità scientifica ha superato la nostra capacità spirituale. Abbiamo missili che vanno esattamente nella direzione voluta e uomini che vanno nella direzione sbagliata”. Ecclesiastico battista e uomo politico statunitense. Una delle figure più carismatiche della lotta contro la segregazione razziale, premio Nobel per la pace (1964), il suo ruolo fu decisivo per l 'approvazione negli Stati Uniti della legge sui diritti civili (1964). Arrestato più volte per la sua attività, subì varie aggressioni e infine fu ucciso a Memphis il 4 apr. 1968. Profondamente incisivi i suoi sermoni a commento di passi dei Vangeli.
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Il 21 marzo 2012 il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto: “Esistono numerosi trattati e strumenti validi — oltre a un quadro normativo mondiale — atti a prevenire e porre fine a razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e all’intolleranza che ne deriva. Purtroppo, però, milioni di persone nel mondo continuano a soffrire a causa del razzismo”. Leggi e regolamenti possono impedire la discriminazione, ma non eliminare il pregiudizio. Gli atti discriminatori si possono vedere e possono essere puniti dalla legge. Non c’è legge che possa regolamentare il pregiudizio, dal momento che ha a che fare con i pensieri e i sentimenti delle persone. Quindi, qualsiasi tentativo di eliminare il pregiudizio, non deve semplicemente limitare gli atti discriminatori ma anche cambiare i pensieri e i sentimenti di una persona nei confronti di altri.
Sono tanti i motivi di oppressione che non si limitano al pregiudizio razziale. Invecchiamento e malattie non dipendono da noi e non possiamo scegliere il luogo e famiglia di nascita. Ideali politici e religiosi, per i quali abbiamo combattuto una vita, possono immergerci nel grande vuoto della delusione. Ricchi e poveri, giovani e vecchi, sani e malati possono subire o dover imparare a convivere con l'oppressione del pregiudizio per invidie. Il luogo di lavoro, la scuola e anche la comunità di cui facciamo parte, possono contribuire a farci sentire oppressi. Soli in mezzo alla folla.
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Avere anche un solo amico, che non si nasconde nel silenzio, e abbia il coraggio di sostenerci con parole appropriate quando siamo oppressi pur molto raro è salutare. Secoli fa dal saggio Re Salomone furono espressi alcuni pensieri oggi più che mai attuali. Leggiamo: "La ricchezza attira molti amici, ma il povero viene abbandonato perfino dal suo amico" (Proverbi 19:4) e ancora fu scritto "Il vero amico ama in ogni circostanza e si dimostra un fratello nei momenti difficili" (Proverbi 17:17). Specialmente quando siamo circondati, come disse Martin Luther King, dalla cattiveria dei malvagi, una parola buona ci ristora. "L’ansia opprime il cuore dell’uomo, ma una parola buona lo fa rallegrare" (Proverbi 12:25). Sono molti i modi in cui possiamo subire oppressione. Persone di grandi talenti e virtù rimosse da onorevoli incarichi, per dicerie e invidie, dopo aver lottato altruisticamente con successo nel sostenere grandi ideali a favore delle persone. Pur avendo servito lealmente a favore dei propri organismi per decenni in appropriate responsabilità, li vediamo dover subire la rimozione con disonore da incarichi ampiamente meritati. L'invidia non solo è un malanimo provocato dalla constatazione dell'altrui capacità, prosperità, benessere, soddisfazione. Può riguardare aspetto fisico, famiglia, portamento, tono della voce, virtù, capacità di rapportarsi, fede, self-control, gioia. L’invidia è come un’erbaccia velenosa. E se mette radice nel nostro cuore, può essere difficile estirparla. L’invidia viene alimentata da altre caratteristiche negative come orgoglio ed egoismo. Può soffocare qualità come amore, compassione e benignità.
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Non appena ci accorgiamo che nel cuore sta spuntando l’invidia, dobbiamo sradicarla. C'è chi non vuole combattere la tendenza a invidiare coloro che hanno belle caratteristiche e qualità. Chi non le ha, pensa che non potrà mai essere amato e considerato come chi invidiano. Senza rendercene conto potremmo essere invidiati da un nostro familiare, amico, confratello in fede, datore di lavoro o collega. L'invidioso non vuole sviluppare quelle buone caratteristiche e qualità che vede in altri. Non prova neppure la sana gelosia che potrebbe incoraggiarlo ad imitare alcune qualità di chi invidia. Vuole solo distruggere e vedere finalmente infangata la reputazione di chi invidia. Vuole strappargli, assieme alla dignità, il suo buon nome, reputazione, famiglia e onorevoli incarichi di responsabilità. Per ottenere questo risultato diffonde “discorsi malevoli” per screditarlo, cercando l'appoggio di chi la pensa come lui. Il risultato? Secoli fa fu scritto "C’è qualcosa di angoscioso che ho visto sotto il sole, il tipo di errore commesso da chi ha potere: la stoltezza viene messa in molte posizioni elevate, ma i capaci rimangono in basso. Ho visto servitori andare a cavallo e principi andare a piedi come servitori." (Ecclesiaste - Qoèlet 10:5) - Potrebbe accadere che NON ci sentiamo responsabili se eseguiamo direttive, oppressive, ingiuste e immeritate verso qualcuno. Leggiamo in jw.org Marzo 2022 "Una persona non può fare qualcosa di sbagliato e poi giustificarsi pensando o dicendo che stava solo seguendo delle istruzioni". Nei secoli molte etnie e religioni, fra cui Ebrei, Testimoni di Geova e molte altre hanno subito l'onta del pregiudizio persecutorio, sostenuto ed eseguito da chi si giustificava perché eseguiva istruzioni.
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Malevoli e invidiose dicerie hanno fatto subire rovesci finanziari, disgregazione di famiglie, perdita della dignità e rispetto lavorativo, sprofondando alcuni nella tristezza depressiva e nel suicidio. Alcuni hanno combattuto contro sentimenti di abbandono, vissuti nei giorni più fragili e calamitosi dei capelli bianchi. Proprio quando le forze vengono meno negli inevitabili giorni difficili dell'invecchiamento, che prima o poi tutti dobbiamo affrontare. E sarebbe proprio quello il tempo di valorizzare esperienze e capacità, se non fossero stati frodati dall'altrui invidia. “Chi mi defrauda del mio buon nome, mi priva di ciò che non lo arricchisce e davvero mi rende povero”. Così dice un personaggio della famosa tragedia di Shakespeare, Otello, il Moro di Venezia.
Nelson Mandela, il primo Presidente del Sudafrica eletto democraticamente e insignito del Premio Nobel per la Pace, morì il 5 dicembre 2013 all'età di 95 anni. Mandela ha trascorso 27 anni in prigione per la sua lotta contro il pregiudizio del sistema di segregazione razziale in Sudafrica, noto come apartheid. Scarcerato nel 1990, è diventato Presidente quattro anni dopo. Ha lasciato l'incarico dopo un solo mandato, un gesto raro nella politica africana. Mandela fu per tutta la vita un convinto cristiano, di confessione metodista. Sua madre, dopo la conversione al cristianesimo, fece battezzare il piccolo Madiba nella Chiesa metodista, e lo iscrisse nelle scuole di questa chiesa. Fu proprio la prima maestra a decidere che il nome Rolihlahla era troppo complicato e a ribattezzare il ragazzo con il nome, molto inglese, di Nelson. Come ebbe a dire Nelson Mandela,“è quello che facciamo di ciò che abbiamo, non ciò che ci viene dato, che distingue una persona da un’altra”. E ancora: “Se possiamo imparare a odiare, possiamo anche imparare ad amare, perché l'amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto”. "Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente".
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LA STORIA conferma le sue parole. Molti uomini e donne hanno ricevuto poco alla nascita, fra questi anche Gesù le cui circostanze di nascita in una stalla tutti conosciamo. Usando quello che abbiamo, senza invidiare altrui circostanze e capacità, possiamo ottenere successi che ci possono distinguere dai nostri contemporanei forse più dotati. Viceversa altri, riccamente avvantaggiati dalla nascita, hanno sperperato ciò che avevano e non hanno sfruttato appieno il loro potenziale, correndo dietro a cieche invidie. Abbiamo un amico? Sta soffrendo per qualche problema che subisce come oppressione? Non allontaniamoci e non siamo mai infastiditi se ci parla dei suoi disagi. Se si chiude nel silenzio, agiamo, parliamogli noi, confortiamolo per vincere l'assordante e silenzioso muro dell'omertà in cui sono confinati gli oppressi. Specialmente se siamo stati, spalla a spalla, suoi compagni di ideali, lavoro, scuola e amicizia. Fu scritto dal più grande uomo che sia mai esistito, il Signore Gesù Cristo, di amare il prossimo come noi stessi. Come vorremo essere considerati e trattati in certe circostanze oppressive? Non è difficile agire e vincere l'assordante silenzio che circonda gli oppressi con la nostra presenza e parole attive. Basta volerlo! "Non c'è rumore più assordante del SILENZIO di chi vorresti sentire".     

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 www.Biodiritti.org   By www.egm.it No Profit - Pubblicato il 29 dicembre 2021 - Dichiarazione:  Il Direttore e Curatore del Sito con il Comitato Etico della Redazione vigila che ogni articolo contenga Divulgazione Scientifica libera da conflitti di interesse. Le citazioni sono tratte da fonti controllabili tramite Link sottolineato. Non siamo portavoce nè finanziati da alcun Organismo Sanitario, Scientifico, Etico, Politico, Istituzionale o Religioso.