Verona, trapianto di fegato senza sangue a testimone di Geova.

trapianti-jpgGUARDA LA VIDEOINTERVISTA AL PROF. UMBERTO TEDESCHI:

La paziente, anemica, é stata chiara e determinata sul rifiuto di trasfusioni di sangue. I medici sono riusciti ad operare con nuove tecniche multidisciplinari, tanto coraggio e competenza

di Davide Orsato 18 marzo 2019 

FONTE:

corrieredelveneto.corriere.it/verona/cronaca/19_marzo_18/verona-trapianto-fegato-senza-trasfusione

VERONA Un trapianto di fegato senza trasfusioni di sangue. Su una paziente delicata, in quanto anemica. Il tutto per andare incontro alla sua esplicita volontà: da testimone di Geova sarebbe stato contrario alla sua religione. È accaduto al Polo Chirurgico Confortini, all’ospedale di Borgo Trento. A eseguire l’intervento, il primo in Triveneto, l’équipe del Centro trapianti di fegato diretta dal dottor Umberto Tedeschi. La complessa operazione risale al 23 dicembre 2018, ma la notizia è stata diffusa solo stamattina, quando i medici hanno avuto certezze, a quasi tre mesi, che non ci saranno complicanze. 

L’intervento di cinque ore
L’intervento è durato cinque ore, ed è stato effettuato usando più tecniche per limitare al massimo le perdite ematiche. Sono stati impiegati il recupero intraoperatorio, l’emodiluizione e micro prelievi di sangue. A fine operazione, inoltre, sono stati somministrati ferro ed EPO. Dopo alcuni giorni di degenza, in cui si è prestata particolare attenzione a ristabilire i valori ematici, la paziente è stata dimessa e ora è in buono stato di salute. 

Rispetto del credo della paziente
«Siamo in un ambito piuttosto complesso — spiega Tedeschi — in cui ci sono diverse problematiche, non solo tecniche ma anche etiche, che richiedono non solo il rispetto religioso dei pazienti testimoni di Geova, ma anche il profondo rispetto dell’atto donativo e della finalità terapeutica del trapianto stesso: non possiamo permetterci di risultare fallaci. Sono state messe in atto tecnologie atte a finalizzare il risparmio del consumo di sangue, ad esempio la reinfusione in circolo del sangue stesso del malato. Già di per sé, il trapianto di fegato rimane un intervento di complessità e gestione eccezionali: proprio per questo deve essere valutato con estrema ratio e gestito in un bilancio complessivo di fattibilità chirurgica prima della decisione finale di iscrizione in lista definitiva per il trapianto».
Una strada nuova, un approccio sanitario diverso, ampiamente garantito e rassicurante: nel pieno rispetto delle motivazioni personali del paziente, ma anche in ossequio delle direttive del Ministero della Salute che dal 2015 ha recepito le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Patient Blood Management, che prevedono la diminuzione o possibilmente l’eliminazione dell’impiego di emocomponenti in tutti gli ospedali italiani.